DIVISIONE EREDI LITIGIOSA FRATELLI BOLOGNA VICENZA PADOVA RAVENNA
SONO ESPERTO IN TRATTATIVE E SOLUZIONI PER DIVISIONI EREDITARIE DIFFICILI E LITIGIOSE TRA FRATELLI E PARENTI
LO SAI CHE MOLTO SPESSO SI LITIGA MOLTO NELLE DIVISIONI EREDITARIE ?
UN TUO FRATELLO NON TI RICONOSCE QUANTO TI E’ DOVUTO?
SAI LE DIFFICOLTA’ CHE CI SONO IN UNA CAUSA?
TU VORRESTI UNA COSA E TI OFFRONO SEMPR E QUALCOSA CHE NON TI VA?
possono sempre domandare la divisione [715, 1111 c.c.].
CHIAMA A BOLOGNA AVVOCATO ESPERTO CHE OPERA A BOLOGNA VICENZA TREVISO PADOVA ROVIGO RAVENNA FORLI
AVVOCATO SERGIO ARMAROLI 051 6447838
AVVOCATO SERGIO ARMAROLI 051 6447838
AVVOCATO SERGIO ARMAROLI 051 6447838
Quando però tutti gli eredi istituiti o alcuni di essi sono minori di età [2 c.c.], il testatore può disporre che la divisione non abbia luogo prima che sia trascorso un anno dalla maggiore età dell’ultimo nato [715 c.c.].
Egli può anche disporre che la divisione dell’eredità o di alcuni beni di essa non abbia luogo prima che sia trascorso dalla sua morte un termine non eccedente il quinquennio.
Tuttavia in ambedue i casi l’autorità giudiziaria, qualora gravi circostanze lo richiedano, può, su istanza di uno o più coeredi, consentire che la divisione si effettui senza indugio o dopo un termine minore di quello stabilito dal testatore(3).
Pensaci come puo’ essere utile trovare un accordo transattivo che elimini le liti che magari durano da anni!!!
La differenza è che con una buona divisione ereditaria puoi finalmente godere della tua quota ereditaria.
SENTO DIRE_:
AH se risolvessi potrei comprare la casa al mare
Ah se risolvessi potrei andare in pensione
Ah se risolvessi potrei comprare la casa al figlio o alla figlia che si sposa !!
Ma cosa vuol dire fare una divisione ereditaria?
il patrimonio ereditario tra diversi eredi è unitario esempio si eredita una palazzina di dieci appartamenti tra tre eredi .
bene una palazzina tra tre eredi se non si trova un accordo è una comunione, ogni decisione va presa con l’accordo di tutti e tre,
Cosa si puo’ fare?
Dividere la palazzina ognuno un numero di appartamenti o magari una differenza in danaro
Venderla e il ricavato si divide
Proporre agli altri coeredi di acquistare la loro quota
Vendere la propria quota agli altri coeredi!!
Affittare la palazzina e dividersi l’affitto!!
QUESTO SE LE QUOTE SONO UGUALI ALTRIMENTI QUANTO SOPRA VA IN BASE ALLE QUOTE POSSEDUTE.
ANCORA NELLE DIVISIONI EREDITRIE VANNO CALCOLATE LE DONAZIONI FATTE IN VITA DAL DE CUIUS .
ANALIZZIAMO ALCUNI ASPETTI:
In materia di comunione ereditaria
è consentito ai comproprietari, nell’esercizio della loro autonomia negoziale, di pattuire lo scioglimento nei confronti di uno solo dei coeredi, ferma restando la situazione di comproprietà tra gli altri eredi del medesimo dante causa: tale contratto, con cui i coeredi perseguono uno scopo comune, senza prestazioni corrispettive, non determinando direttamente lo scioglimento della comunione, non configura una vera e propria divisione, per la cui validità soltanto è necessaria la sottoscrizione di tutti i coeredi, ma un contratto plurilaterale, immediatamente vincolante ed efficace fra gli originari contraenti e destinato ad acquistare efficacia nei confronti degli assenti in virtù della loro successiva adesione, sempre possibile, salva diversa pattuizione, sino a quando non intervenga un contrario comune accordo o un provvedimento di divisione giudiziale.
STUDIO LEGALE BOLOGNA – ASSE EREDITARIO – AZIONE DI RIDUZIONE – dichiarazione di successione
Nel giudizio di divisione di una comunione ereditaria, ove una quota abbia costituito oggetto di cessione, la qualità di litisconsorte necessario spetta ai cessionari della quota e non agli eredi cedenti.
In tema di divisione immobiliare, il condividente di un immobile che durante il periodo di comunione abbia goduto del bene in via esclusiva senza un titolo giustificativo, deve corrispondere agli altri i frutti civili, quale ristoro della privazione della utilizzazione “pro quota” del bene comune e dei relativi profitti, con riferimento ai prezzi di mercato correnti dal tempo della stima per la divisione a quello della pronuncia.
Nel giudizio di divisione avente ad oggetto beni immobili soggetti al regime tavolare di pubblicità, incorre in violazione dell’art. 112 c.p.c. il giudice che – in presenza di un’espressa richiesta delle parti – ometta di provvedere alla divisione sulla base di tipi di frazionamento intavolabili, perché in tal modo viene lasciata la redazione di
quei documenti, necessari all’intavolazione dei diritti nascenti dalla sentenza, ad una successiva fase stragiudiziale che potrebbe richiedere un accordo tra le parti.
In tema di divisione ereditaria, rientra nei poteri del giudice di merito, ed è perciò incensurabile in cassazione, accertare se, nell’ipotesi in cui nel patrimonio comune vi siano più immobili da dividere, il diritto del condividente sia meglio soddisfatto attraverso il frazionamento delle singole entità immobiliari oppure attraverso l’assegnazione di interi immobili ad ogni condividente, salvo il conguaglio in favore degli altri.
Poiché la comunione ereditaria ha ad oggetto non soltanto la comproprietà o contitolarità di diritti ma il complesso dei rapporti attivi e passivi che formavano il patrimonio del de cuius al momento della morte, lo scioglimento dello stato di indivisione si verifica soltanto quando i condividenti abbiano proceduto con le operazioni previste dagli artt. 713 e ss. c.c. ad eliminare la maggior parte delle relative componenti; d’altra parte, lo scioglimento della comunione ereditaria non è incompatibile con il perdurare di uno stato di comunione ordinaria rispetto a singoli beni già compresi nell’asse ereditario in divisione, sicché l’attribuzione congiunta di beni ereditari non dà luogo al cosiddetto stralcio di quota o a una divisione parziale.
In tema di divisione ereditaria, la cessione a terzi estranei di diritti su singoli beni immobili ereditari non comporta lo scioglimento — neppure parziale – della comunione, in quanto i diritti continuano a fare parte della stessa comunione, restando l’acquisto del terzo subordinato all’avveramento della condizione che essi siano in sede di divisione assegnati all’erede che li abbia ceduti. Ne consegue che, se un coerede può alienare a terzi in tutto o in parte la propria quota, tanto produce effetti reali se e in quanto l’acquirente venga immesso nella comunione ereditaria, mentre in caso diverso la vendita avrà soltanto effetti obbligatori, salvo che la vendita non abbia avuto a presupposto un atto di scioglimento della comunione ereditaria, anche implicito, in ordine a tali beni
Un progetto di divisione di comunione, redatto da un terzo,
cui sia stato affidato tale compito, ove si presenti di contenuto tale da integrare gli elementi della proposta e dell’accettazione della divisione e venga sottoscritto per adesione da tutti i condividenti, è idoneo a determinare l’incontro di volontà dei medesimi e quindi la conclusione del contratto di divisione.
Tenuto conto che la comunione ereditaria ha ad oggetto non soltanto la comproprietà o contitolarità di diritti ma il complesso dei rapporti attivi e passivi che formavano il patrimonio del de cuius al momento della morte, lo scioglimento dello stato di indivisione si verifica soltanto quando i condividenti abbiano proceduto con le operazioni previste dagli artt. 713 ss. c.c. ad eliminare la maggior parte delle relative componenti; in tal caso, poiché la comproprietà che ancora residui su alcuni beni ereditari si trasforma in comunione ordinaria, non ricorrono le condizioni per l’esercizio del retratto successorio, previsto dall’art. 732 c.c. esclusivamente in presenza di una comunione ereditaria.
In tema di divisione negoziale, in relazione alla quale fra l’altro non trova applicazione la norma dettata dall’art. 784 c.p.c.
per la divisione giudiziale — sul litisconsorzio processuale, la partecipazione (di natura sostanziale) al negozio da parte del contitolare della comunione ereditaria, è necessaria soltanto se lo scioglimento concerna la contitolarità del medesimo diritto (comunione omogenea) e non invece allorché sullo stesso bene concorrano diritti reali di tipo differente come ad esempio usufrutto e proprietà (comunione impropria). Ne consegue che non è affetto da nullità l’accordo stipulato dai comproprietari per lo scioglimento della relativa comunione nonostante che nella divisione negoziale non sia intervenuto il coniuge superstite titolare del diritto di usufrutto e partecipe — quale legatario ex lege — della comunione ereditaria dal momento dell’apertura della successione.
In tema di divisione giudiziale, una volta passata in giudicato la sentenza con la quale è stato disposto lo scioglimento della comunione e siano stati determinati i lotti, questi entrano da quel momento a far parte del patrimonio di ciascuno degli ex comunisti se pure, nel caso ne sia disposto il sorteggio, l’individuazione in concreto di costoro abbia luogo successivamente in concomitanza con tale adempimento di carattere puramente formale, onde qualsiasi evento si verifichi nel frattempo a vantaggio o in danno dei beni costituenti ciascun singolo lotto, si verifica a vantaggio o in danno dell’ex comunista cui lo stesso verrà assegnato in sede di sorteggio, senza che tali accadimenti possano più minimamente influire sulla determinazione della composizione dei lotti e dar luogo ad ulteriori aggiustamenti o conguagli.